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Ha inaugurato La Casa di Ettore e Anita, un progetto di social housing costruito dal sogno di condivisione e accoglienza di Ettore e Anita, che hanno disposto che, dopo di loro, la casa di famiglia restasse luogo di accoglienza, rivolta a chi ha bisogno di cure mediche e di un luogo quieto vicino all’ospedale per riceverle – con l’aiuto di Associazione Cilla OdV – o a donne che stanno ricostruendo un proprio posto nel mondo – con la mediazione di D-HUB Atelier di Riuso Creativo.

Il lavoro della Fondazione Ettore & Anita Righetti è speciale, perché riconosce a un bene materiale la responsabilità di generare ricchezza immateriale, quella delle relazioni e della cura, che ha un valore non quantificabile in denaro. E’ un gesto prezioso, che ci ricorda che possiamo costruire, con le nostre risorse, valori diversi da quelli imperanti.

Mi ha colpito molto il volto degli amici di Ettore e Anita che entravano nella loro casa. Era possibile riconoscerli per la loro emozione, per come quella casa permettesse loro di sperimentare un senso di vicinanza per una relazione che la morte non può spezzare, ma solo trasforma.

Mi ha colpita il senso di speranza. Il toccare con mano che se un’alterità c’è, questa può essere costruita anche qui, nel mondo presente che viviamo, costruendo simboli nuovi, incarnati.

Quando Federico, Giampaolo e Vanni ci hanno avvicinate per condividere il sogno di Ettore e Anita, all’inizio io ho viso principalmente una possibilità di autonomia e indipendenza per le donne, che si aggiungeva a una nostra piccola sperimentazione di co-housing, nata dal riadattamento di un appartamento ATER e dalla visionarietà condivisa di Fondazione della Comunità Veronese. Avevo in mente quell’esperienza, fondamentale, di quando un’istituzione permette che si arrivi insieme a un obiettivo, dove da sola non ci riesce e dove da sola non ci riuscirebbe nemmeno l’associazione, ma si deve costruire insieme.

L’insieme che mi restituisce la Casa di Ettore e Anita, se possibile, è un insieme ancora più forte, radicato in una comunità e nella condivisione e nella costruzione di senso, che parte da un atto di amore/caritas rivolto a chi ha un bisogno sempre più urgente, come quello della casa, ma che arriva poi a raggiungere tutta la comunità.

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