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Un ombrello che protegge e ripara due persone vicine che si tengono per mano: questo il logo scelto per la “Casa di Ettore e Anita”, inaugurata a Negrar di Valpolicella in via San Martino nei giorni scorsi alla presenza del Vescovo, mons. Domenico Pompili, del sindaco di Negrar, Fausto Rossignoli, del parroco del paese, don Luca Masin, e della cittadinanza accorsa numerosa per festeggiare questo momento di gioia.

La titolazione ricorda Ettore e Anita Righetti, uniti in matrimonio per 62 anni fino a quando il Covid non se li è portati via a pochi giorni di distanza l’uno dall’altra nel 2021, in prossimità della Pasqua.

Per volontà testamentaria hanno destinato questa abitazione all’accoglienza di chi ha più bisogno e messo a disposizione una somma di denaro per la sua ristrutturazione.  «L’idea era nata un anno prima della loro scomparsa – ha esordito il figlio fra’ Federico Righetti, dell’ordine dei Frati minori –, quando una sera, seduti a tavola per la cena, i nostri genitori, mio fratello Giampaolo e io ci siamo chiesti quale destinazione dare alla casa: insieme, noi quattro abbiamo maturato l’idea che essa, in cui siamo vissuti molti anni felici, potesse rendere felici tanti altri. La scelta, frutto della generosità e dell’altruismo che i nostri genitori hanno praticato e ci hanno trasmesso, è diventato un sogno condiviso con il parroco di Negrar, con amici e volontari che si sono spesi in prima persona; ne citiamo uno per tutti: Vanni Sartori, con cui abbiamo mosso i primi passi.

Ma la cosa più bella è stata, giorno dopo giorno, scoprire una rete di solidarietà e di volontariato, diffusa non solo in Valpolicella ma anche altrove, che ha coinvolto a vario titolo molti, a partire da coloro che hanno lavorato in questa casa con professionalità e amore, sentendola propria».

Dal sogno di rendere la casa un luogo d’accoglienza e carità, si è passati al progetto per renderlo concreto: il 4 maggio 2022 è nata la Fondazione Ettore e Anita Righetti Ets e si è avviata la collaborazione con due associazioni: con Cilla, organizzazione di volontariato che si occupa dell’accoglienza del malato, della sua famiglia e opera in sinergia con Rino e Cilla, società cooperativa sociale; e con la sezione welfare di Progetto Quid, gestita da D-Hub, associazione di promozione sociale, nata nel 2013, con l’obiettivo di contrastare l’emarginazione attraverso l’inserimento socio-lavorativo, l’animazione di comunità e il co-housing diffuso.

Con l’operatività della casa, sono stati aperti il sito www.fondazionerighettiets.org e la pagina Facebook.com: fondazionetsrighetti/.

Al piano rialzato dello stabile, in quattro stanze doppie con bagno privato, possono trovare ospitalità i familiari di pazienti ricoverati presso l’ospedale Sacro Cuore di Negrar, spesso provenienti da località lontane, mentre al primo piano tre camere, dotate pure di servizi e spazi comuni, sono riservate a persone in difficoltà, che vivono una situazione di fragilità.

Vi alloggiano già tre donne che, grazie a Progetto Quid, cercano attraverso il lavoro di costruire la propria dignità e autonomia: a loro è spettato il compito di scoprire la targa commemorativa.

Il Vescovo ha benedetto la struttura in un clima festoso e, recitando a memoria il passo evangelico dell’uomo saggio che costruisce la casa sulla roccia, ha commentato: «Questa casa non designa un luogo topografico, ma uno spazio che è reso accogliente dalle persone: la casa di Ettore e Anita, grazie a chi vi ha lavorato e a quanti vi faranno accoglienza, continua ad essere uno spazio ospitale, segno di una comunità fondata sopra la roccia non delle parole o dei sentimenti, ma delle scelte e delle convinzioni concrete».

La pioggia ha accompagnato lo svolgimento della cerimonia, ma “l’ombrello” protettivo di Anita e Ettore ha offerto riparo ai presenti, quasi per custodire l’inizio di questa nuova realtà.

Cecilia Tomezzoli

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