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dal quotidiano L’Arena di Verona di sabato 14 settembre sull’inaugurazione della casa di Ettore e Anita

di Camilla Madinelli

NEGRAR Accogliere chi ha bisogno di aiuto. E farlo sentire a casa, protetto e sostenuto nel suo percorso di vita o guarigione. È la vocazione, ben più di un obiettivo, della «Casa di Ettore e Anita» in via San Martino a Negrar: è stata messa a disposizione di donne in cerca di autonomia, malati in cura all’Irccs di Negrar e loro familiari, dai figli dei coniugi Righetti morti nel 2021 a poca distanza l’uno dall’altra. Un sogno i accoglienza, quello della famiglia Righetti, divenuto realtà anzitutto con la creazione della
Fondazione Ettore e Anita nel 2022, che realizza il desiderio dei due sposi di offrire ospitalità a persone in difficoltà. I figli Federico e Giampaolo lo hanno reso concreto, coinvolgendo la comunità per aiutare chi ha più bisogno. Poi è partito il progetto di ristrutturazione dello stabile, da cui sono stati ricavati
due appartamenti su piani distinti, e si è definita la collaborazione con due associazioni per la gestione. La «Casa di Ettore e Anita» è stata inaugurata con una grande e partecipatissima festa, cui hanno partecipato autorità civili e religiose, associazioni e cittadini. Almeno 300 le porzioni di risotto cucinate dai volontari del gruppo «La Vigna» di Negrar.
Benedizione La casa di accoglienza, che può ospitare fino a una decina di persone, è stata benedetta dal vescovo di Verona, monsignor Domenico Pompili. Presenti inoltre il parroco di Negrar, don Luca Masin, il sindaco e l’assessore ai servizi sociali, Fausto Rossignoli e Daniela Liberati, il primo cittadino di Marano Giuseppe Zardini, il presidente di Valpolicella Benaco Banca Daniele Maroldi, rappresentanti dell’ospedale
negrarese, del Comitato di Valpolicella della Croce Rossa, dell’associazione Papa Giovanni XXIII, dei Foulard Bianchi e del gruppo Mato Grosso. «Questa casa è resa accogliente dalle persone ed è costruita sulla roccia delle scelte e delle convinzioni concrete», afferma il vescovo. Aggiunge il parroco, don Masin: «Qui qualcuno ha messo a disposizione un bene e poi tante persone si sono adoperate a farlo vivere
per il prossimo». Benvenuto Fra Federico Righetti, frate francescano, presidente della Fondazione Ettore e Anita Righetti, insieme al fratello Giampaolo e al nipote Gabriele, ha dato il benvenuto nella casa di famiglia trasformata in alloggi per chi ha bisogno. «I nostri genitori ci hanno trasmesso una grande generosità e, quando sono diventati anziani, una sera a tavola ci siamo detti: Cosa ne vogliamo fare
di questa casa? Qui siamo stati molto felici, vorremmo che altri lo siano ancora.

Così è nato tutto e poi si è concretizzato grazie a una rete diffusa di solidarietà e amicizia». L’associazione Cilla con la cooperativa sociale Rino e Cilla gestisce l’appartamento al primo piano, con quattro camere anche per coppie, destinate a malati in cura e loro familiari. La DHub, legata a Progetto Quid, pensa invece a quello al secondo piano, con tre camere singole già abitate da giovani donne che stanno riprendendo in mano la vita. A loro tre, Bukky, Gift e Ruth, l’onore e il piacere di scoprire la targa posta all’ingresso.

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